Silenzio e solitudine generalmente portano alla meditazione chi per udire, chi per intuire ciò che noi siamo veramente e darci a volte la spiegazione della nostra presenza umana che, nei casi, può portare a una più sviluppata possibilità di penetrare il problema dell’essenzialità che da all’arte figurativa la validità e la ragione dell’opera in quanto ci ripropone, per una se stessa origine, quell’ascolto e quella meditazione che è la base dell’arte stessa. E’ indubbio che nelle tele di Salvatore Cascino eleggi quel silenzio meditativo e, di più, una affettuosa necessità di raccoglimento per iniziare un dialogo che la natura e le cose hanno promosso, un dialogo assorto, dove le cose, elaborate nella sua interpretazione, non sono presenti per una immagine figurata ma per una trasfigurazione che rende leggibili i momenti della sua malinconica intimità, raggiungendo il contato emotivo dell’assentimento nella sua interpretazione, per la nostra continua indagine nell’identificazione della forma e della sostanza quale emozione o quale carica contenutivi, riportando così il problema a quel silenzio, a quel raccoglimento che è già per se stesso un invito alla ricerca, al contatto con l’essenziale, per una sempre più attenta presenza al problema dei valori umani che si identificano sul piano dell’arte.
Per questo noi diciamo che la pittura di Salvatore Cascino è legata alle forme della vita, alle forme che escono dalla terra e si protendono verso il cielo. Sono i suoi alberi; alberi di pianura descritti con linguaggio fortemente espressivo, inseriti in un paesaggio risolto con pacata tonalità. E’ l’artista che si fa corteccia e ramo con il pudore e la “charitas” dell’uomo che si affaccia sul segreto della natura e cerca di penetrarlo, di esplorarlo nel profondo per poi riproporlo coltrato attraverso una sensibilità trasparente e creativa; quello di Cascino è un “modo di essere” che immediatamente, in una simultaneità di creazione e di esecuzione, traduce i momenti fondamentali della simbiosi: arte-natura.
E’ un linguaggio vigoroso. Con ritmo lento i rami ricordano il desiderio insoddisfatto di un equilibrio razionale inutilmente cercato su questa terra. Anche le “case” e le “figure” e le “composizioni” parlano lo stesso linguaggio delle cose, con serenità, con lirismo fresco, con materia vibrante senza alcuna concessione di facile effetto.
Nelle “nature morte” – specchio del suo animo, – Salvatore Cascino vuole porsi con umiltà di spirito dinanzi ai grandi problemi della pittura, attraverso una filtrazione degli oggetti più umili e comuni.
Specchio del suo animo- abbiamo detto, – perché le sue “nature morte”, simboleggiano una natura silenziosa, immota, ma non priva di vita.
paolo olindo giusti